Uscita didattica alle frane di Pala Barzana, Vajont, Paradisi

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Il giorno 3 aprile 2025 gli studenti del corso di Geotecnica nella difesa del Territorio e di Geotechnical Design in Land Protection rispettivamente della laurea in Ingegneria Civile e in Environmental Engineering, accompagnati dai docenti Simonetta Cola, Fabio Gabrieli, Giorgia Dalla Santa, Viviana Mangraviti e dai dottorandi e collaboratori Alessandro Scala, Nicola Fabbian, Alessio Leto, Federico Marchiori, Marco Lenzi hanno fatto visita a tre frane tra la provincia di Pordenone e Belluno: frana di Pala Barzana, frana del Vajont e frana Paradisi.

La frana di Pala Barzana ha interessato la strada provinciale SP63, che collega i comuni di Andreis e Frisanco, nel Friuli occidentale. L’evento franoso si è verificato nel 2024, a seguito di eccezionali precipitazioni nei mesi di maggio e giugno, che hanno saturato il terreno e innescato il movimento del versante. ​La frana è ancora attiva. Il muro di sostegno tirantato, su micropali e una seconda struttura sempre su micropali a cavalletto sono state completamente distrutte. E’ in corso la progettazione di un bypass definitivo più a monte.

Successivamente il gruppo si è spostato a Casso per osservare e raccontare la frana del Vajont.

Infine la visita si è conclusa a frana Paradisi nel comune di Ponte nelle Alpi, in provincia di Belluno. Questo movimento franoso interessa il versante destro della valle di San Piero, sopra l’abitato di Arsiè, e ha avuto un impatto significativo sulle frazioni di Paradisi e Cassani.​ Il fronte attuale è di circa 215 m, con una profondità stimata tra 8 e 10 metri e un volume tra 150.000 e 160.000 metri cubi.

Il dissesto è comparso nel 2014, e si è aggravato successivamente agli eventi meteorologici estremi della tempesta Vaia nel 2018. Per fronteggiare la situazione, sono stati avviati lavori di messa in sicurezza, tra cui: la riprofilatura del versante per ridurre la pendenza e stabilizzare il terreno.; l’installazione di drenaggi superficiali per gestire le acque meteoriche e ridurre la saturazione del suolo; l’installazione di un sistema di monitoraggio tradizionale; l’installazione di ancoraggi autoperforanti strumentati con fibre ottiche. Durante la visita si è potuto assistere alla lettura delle fibre e ad un rilievo fotogrammetrico con drone.